Plastic Tax UE - Nuove frontiere per i WPCs  

Luglio 2020
PLASTIC TAX UE – NUOVE FRONTIERE PER I WPCs?

L’introduzione a Luglio 2020 della così detta Plastic Tax 2020, avviata con l’art. 1 della Legge di Bilancio del 2019, rende ormai chiaro a tutti che i singoli Stati Europei stanno recependo le Direttive Europee sempre più indirizzate a stimolare le industrie nazionali verso produzioni con minore utilizzo di materie plastiche favorendo la ricerca di soluzioni alternative.
Questo primo provvedimento colpisce per il momento i cosiddetti prodotti MACSI, ovvero manufatti di singolo impiego, destinati al contenimento, protezione, manipolazione o consegna sia di merci che di prodotti alimentari, anche in forma di fogli, pellicole o strisce. Restano fuori dall’applicazione della Plastic Tax i prodotti compostabili, in cui la componente plastica è inferiore al 40%, e i contenitori di medicinali e dispositivi medici.
Nel corso della riunione straordinaria del Consiglio Europeo conclusosi il 21 Luglio, oltre all’approvazione del Recovery Fund da 750 miliardi, è stato raggiunto anche un accordo riguardo la nuova Plastics Tax UE destinata a colpire i rifiuti da imballaggio in plastica non riciclati, in vigore dall’ inizio 2021.
Risulta quindi ancora più strategico per le aziende del settore delle materie plastiche confrontarsi con questa nuova realtà. Quali soluzioni?
Dobbiamo innanzitutto distinguere la diversa destinazione dei prodotti in plastica.
In primo luogo si devono considerare i prodotti che per caratteristiche costruttive rimarranno inevitabilmente in materiale plastico, ovvero componenti per articoli di durata pluriennale, come ingranaggi in plastica, guarnizioni, coperchi e altri oggetti indispensabili per la produzione di motori elettrici o meccanici. Ricordiamo comunque che la plastica è un prodotto riciclabile e, se adeguatamente trattata, riutilizzabile più volte. Bisognerà sicuramente rafforzare la filiera dell’economia circolare individuando sistemi più efficaci per migliorare il riciclaggio di queste tipologie di plastiche.
In secondo luogo invece abbiamo prodotti di tipo monouso, utilizzati principalmente nel mondo degli imballaggi dove risulta illogico utilizzare un materiale altamente duraturo come la plastica per un uso finale limitato. Ed è quindi verso il settore degli imballaggi che le politiche fiscali europee si stanno indirizzando, un settore che secondo i dati CONAI (dati dall’Economic Packaging Conference di Giugno 2019) sarà nonostante tutto in crescita nei prossimi anni. Uno dei pochi settori in crescita nel periodo COVID 19 è proprio quello alimentare, il maggiore utilizzatore di imballaggi. L’industria dell’imballaggio risulta comunque in grande fermento, alla ricerca di nuove materie prime riciclabili / compostabili da utilizzare nelle diverse filiere produttive.
L’introduzione di una nuova tassa aumenta i vantaggi nel trovare soluzioni alternative stimolando così la Ricerca. E’ già successo nel passato con l’aumento del costo della benzina alla pompa.
Quale potrebbe essere dunque l’approccio verso le materie plastiche?
Una prima indicazione ci viene proprio dalla considerazione che i prodotti compostabili, in cui la componente di plastica è inferiore al 40%, sono esclusi dalle nuove tasse. A tal proposito esiste una normativa che definisce i prodotti compostabili (norma EN 13432).
Interessante il fatto che il prodotto finito potrà contenere fino al 40% di plastica per essere considerato escluso dalla tassazione. In pratica il legislatore sta parlando dei materiali così detti compositi (che dovranno però essere anche compostabili) tra cui troviamo i WPCs (Wood Plastic Composite o Legno Composito).
Avevamo già parlato di tali materiali in un articolo del Maggio 2019 - Economia circolare, materiali post-consumo, materiali compositi e WPCs- se volete approfondimenti .
Ormai da anni La.So.Le. Est SpA ha intrapreso un percorso di ricerca con primarie Università Italiane (Udine, Padova, Pisa) ed Estere (Gerusalemme) per lo sviluppo di nuovi materiali.
Esiste però un problema ancora da risolvere: il fatto che Plastica e Farine di legno sono di base incompatibili tra loro, come ad esempio olio ed acqua. Generalmente i due materiali vengono miscelati insieme e poi trattati con altri elementi chimici per migliorarne la soluzione. Il legame chimico però non è così stabile e l’utilizzo per l’industria si riduce a poche tipologie di prodotti.
In realtà stiamo già elaborando nuovi impianti di prova per arrivare alla soluzione del problema, partendo da un diverso approccio che porterà a sviluppare nuovi materiali con caratteristiche fisico-meccaniche dalle applicazioni ancora sconosciute.
Forse siamo di fronte ad un esempio (speriamo riuscito) in cui la leva fiscale aiuta la ricerca, rendendo alcune produzioni più convenienti.